ARCHEOLOGIA MISTERIOSA?
Molti monumenti e manufatti delle antiche civiltà si presentano come un vero enigma. Perché furono fatti? Le risposte a tale domanda sono di diverso tenore. Possono anche non esserci, quando gli ‘esperti’ non hanno argomenti o preferiecono ignorare il problema.
Oppure, se lo affrontano, cercano in ogni modo di banalizzarlo, sminuendo ogni possibile dato di interesse. Spesso, sottointesa, aleggia l’idea che “in ultima analisi si tratta di opere primitive”, quindi senza alcun valore di rilievo.
Il pregiudizio è frutto di un condizionamento culturale subito acriticamente a scuola, nelle università, nelle accademie.
I risultati di un simile atteggiamento antiscientifico e miope sono irrimediabilmente gravi: una moltitudine di opere e monumenti di cui si ignora la funzione e il significato, dunque “misteriosi”, rimangono esclusi da studi, da rilevamenti e di conseguenza anche da tutela e valorizzazione.
Un caso emblematico: i monumenti etruschi.
Può sembrare un luogo comune, eppure il fatto è documentato: molti monumenti etruschI sono “inspiegabili”, perché non inquadrabili nella logica del moderno razionalismo. Sfuggono a facili spiegazioni. Via cave, labirinti, pozzi sacri, tumuli, ipogei, cunicoli, l’elenco di opere etrusche emarginate dagli studi ufficiali è lungo. E si tratta invece di monumenti estremamente interessanti, proprio in virtù della loro “stranezza”.
Si è constatato che, accanto a insoliti monumenti etruschi, si possono facilmente trovare altri “misteriosi” monumenti, ma di età pre-etrusca. Si dà anche il caso , per esempio con le “vie cave”, di una sovrapposizione di livelli: infatti questi anomali percorsi semisotterranei furono iniziati in età protostorica, e solo in seguito furono riattivati dagli Etruschi che ne fecero le vie sacre delle necropoli. Il mistero, sul perché di questi ciclopici e tortuosi percorsi, rimane comunque da svelare.
Elementi inspiegabili e misteriosi sono rinvenibili nelle opere di tante antiche civiltà, dall’Egitto al Messico, dall’Australia all’India. Esiste un comune denominatore che accomuna tutte queste anomalie e stranezze del mondo antico? Forse sì.
Se oggi la mente dei moderni “esperti” non riesce a capire il perché e il significato di una piramide, un labirinto, un megalite con solchi e “coppelle”, ciò può voler dire che la mente di coloro che realizzarono quelle opere elaborava concetti diversamente dai moderno ‘esperti’. Non è mai esistita una sola e unica forma mentis.
Questo sembra essere il cuore del problema che riguarda i cosiddetti monumenti ‘misteriosi’; sono il prodotto di un differente modo di pensare e di vivere. Non sono opere “primitive”, ma soltanto diverse da quelle concepite e prodotte oggi.E sono “misteriose” perché non si è potuto (o voluto), con mente aperta e curiosa, scoprire il tipo di differente concettualità che è stato il loro fondamento.In altre parole: non si è voluto conoscere in profondità il mondo antico, il suo pensiero e le sue realizzazioni. Si è invece voluto, spesso con pervicace ottusità, giudicarlo dal ‘nostro’ punto di vista, svalutando e banalizzando quella diversità di forme e significati che, alla fine, si sono trasformati in cose inspiegabili e aliene: misteri del passato……. da sorriderci sopra con compiaciuta superiorità…?
Un comune denominatore per i misteriosi monumenti delle antiche civiltà è comunque possibile indicarlo:
1) Furono realizzati e concepiti secondo i canoni di una “scienza sacra” (un insieme di magia, scienza e religione) e non con una scienza tecnologica, razionalista e materialista come quella moderna.
2) Si tratta di opere sapientemente “accordate” con l’ambiente naturale, in connessione con gli astri, il sottosuolo, le acque e gli altri elementi. Opere prodotte da una dimenticata “scienza” che studiava il territorio e le sue peculiari “qualità”.
Un esempio di quanto espresso sopra, uno tra i tanti lo possiamo trovare nel “mistero” delle linee di Nazca, nel deserto peruviano.
Da quando sono stati scoperti, nel 1939, i geroglifici di Nazca sono stati interpretati in mille modi diversi. Ma il mistero rimane.
Ora, però, un giovane e determinato geologo statunitense, David Johnson, dopo aver passato anni a studiare quelle grandi figure zoomorfe e geometriche disegnate sulla pampa di Nazca, è giunto ad una interessante conclusione: il primo elemento vitale, in una regione arida e desertica come Nazca, è l’acqua. Secondo Johnson le interminabili linee e le gigantesche figure tracciate al suolo, seguono il percorso di vene sotterranee di acqua.