RINALDONIANI NELLA BIBBIA di Tatiana Melaragni
Erano gli stessi giganti della Bibbia?
Rinaldone popolo di giganti? Ma parliamo degli stessi giganti che cita più volte la Bibbia ed il Vecchio Testamento?
Analizziamo la questione. Molti ricercatori quando parlano di Civiltà Rinaldoniana parlano di ” GIGANTI DEL MARE” cioè di probabili popoli di alta statura, provenienti dal Mediterraneo, dall’Asia Minore e dall’Anatolia. I giganti del Mare giunsero intorno alla fine del IV millennio a.c. nelle coste toscane (costa dell’Argentario) e del Lazio settentrionale, si diffusero poi nell’entroterra, costruendo tombe all’interno di caverne tufacee e materiale vulcanico con diverse camere, e grandi strutture legate all’osservazione degli astri; cioè strutture complesse di natura megalitica e distribuita per la maggior parte su colline non superiori a 500 m s.l.m. Strano per un popolo venuto dal mare, non aver utilizzatole coste. Ormai se ne parla sufficientemente sull’insediamento di questo popolo in Italia, per cui non mi soffermerò al riguardo. Vorrei infatti dirottare l’interesse verso una serie di domande, 2 principalmente: perché GIGANTI e perché PROVENIENTI DAL MARE.
Il vecchio testamento parla di “Giganti” numerose volte citando la parola “Refaim “ che in ebraico significa appunto “Giganti”. Ne parla come di esseri crudeli e conquistatori da una parte, ricchi di intelligenza e grandi inventori dall’altra. In Italia hanno lasciato tracce di grandezze, numerosi Megaliti erano stati progettati seguendo uno studio astronomico degno da far invidia ai più grandi satelliti moderni, e posizionati in modo tale da seguire il movimento solare. Inoltre la scelta del territorio toscano e dell’entroterra poteva essere stata fatta per via della presenza del tufo, materiale malleabile e duro allo stesso tempo, e di preziosi minerali quali stagno, rame, uranio, utili per dar vita ad utensili e attrezzi. Perciò, essi vengono riconosciuti anche come popoli dell’eneolitico e del periodo del Rame (4000- 2200 a.C. in Italia).
Ma torniamo al Vecchio testamento: numeri 13-32-33 tutta la gente che vi abbiamo visto è gente di alta statura e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anac, della razza dei giganti. La Bibbia parla di una popolazione che si distingue per l’alta statura e raggruppati in un’unica razza, quella proveniente da Anac e per questo chiamati anche “Giganti di Anakim”. E ancora: Amos 2,9 parla di uomini appartenenti agli Amorrei, alti quasi come cedri. Ed in Samuele 17,4: dall’accampamento dei Filistei uscì uno sfidante chiamato Golia; era alto sei cubiti e un palmo. Queste misure corrispondono a circa 2,50 mt – 3 mt. Sappiamo sempre attraverso la Bibbia in Giudici 1,20 che questi giganti conosciuti con il nome di Anakin, furono cacciati dalla terra sacra: come Mosè aveva ordinato, Ebran fu data a Caleb, che scacciò da essa i tre figli di Anak ( nome di giganti). In SAPIENZA 14,6: infatti, anche in principio, mentre perivano i superbi giganti, la speranza del mondo, rifugiatosi in una zattera e guidata dalla tua mano, lasciò al mondo un seme di nuove generazioni. Non è certo ma potrebbe essere che “i giganti” della Bibbia avessero così deciso di attraversare il Mediterraneo e raggiungere prima la Sardegna, le coste tirreniche della Toscana e del Lazio settentrionale.
Secondo i ricercatori verso il V millennio a.C. i “Giganti del mare” giunsero nell’Argentario e portarono qualcosa di nuovo e rivoluzionario come l’arte metallurgica, contribuendo ad uno sviluppo decisivo dell’area della Tuscia. In Seracide 16,7-8-9 si dice: Dio non perdonò agli antichi giganti che si erano ribellati per la loro forza. Non risparmiò concittadini di Lot che erano superbi. Non ebbe pietà di un popolo maledetto, che fu scacciato per i suoi peccati. Dal punto di vista biblico si parla di Giganti come esseri superbi e ribelli, ma analizzando dal punto di vista storico, a mio parere si parla di un popolo di grandi conoscenze e quindi di apertura mentale (considerata erroneamente superbia), grande bisogno di evadere da una realtà locale come il luogo di appartenenza ormai divenuta poco fruttuosa (quindi ribelli). Per statura gigante si potrebbe anche intendere metaforicamente la capacità di costruire ed ingegnare ecc…(anche se pare ci siano stati ritrovamenti di ossa appartenenti a grandi scheletri). appiamo attraverso ritrovamenti di tombe e di siti quali Osservatori Astronomici che la civiltà del Rinaldone si inserì nell’entroterra costruendo strutture megalitiche di notevoli dimensioni.
megaliti di Poggio Rota
Ne siamo a conoscenza tramite il sito di Poggio Rota (Pitigliano GR), del sito di Poggio dell’Uovo, grotta dell’Utero, di Insuglietti, ma anche lungo le sorgenti della Nova, nei pressi dei Monti Volsinii e lungo Monte Amiata e Monte Elmo. Questi siti sono datati tra il 3500 ed il 2200 periodo che in Italia viene riconosciuto come periodo del Rame ma probabilmente anche in Anatolia o in Asia Minore dove si svolgono le scene storico-bibliche e dove erano civilmente avanzati. Tutti i complessi sono formati da grandi Megaliti disposi (quasi tutti) ad arco, il cui asse va dal nord verso sud o viceversa, e quasi tutti indicano il Solstizio.
La scoperta di Poggio Rota risale al 2005 dal ricercatore Giovanni Feo (che ricordo con grande stima e affetto); a seguito furono fatte molte altre scoperte di siti astronomici d’interesse legati alla cultura rinaldoniana. La datazione è tra il 2500-2200 a.c. (come spiega anche la professoressa Nuccia Negroni).
Nel settembre 2014 in Israele, gli archeologi del’Università Ebraica di Gerusalemme, fecero emergere un sorprendente complesso architettonico. Situato a 13 km nord- ovest dal Mare di Galilea, il sito ad oggi è conosciuto con il nome di Bet Yerah. La sua forma semicircolare (osservandolo dall’alto) fa pensare ad una mezza luna (non molto lontano dalla nostra italiana Poggio Rota), ed è stata datata dagli archeologi 3000-2600 a.C. E’ stato un giovane dottorando di ricerca Ido Watchel che sottolineò che non si trattava di una cinta muraria con scopo difensivo (come molti accademici sostenevano), ma di un elemento a seed inequivocabile che aveva a che fare con la Luna: un astro molto caro alla Mesopotamia.
Importante stabilire che ciò che definivano età del Rame in Italia, nell’area balcanica e nel vicino oriente era iniziato circa 1000 anni prima. Questo sta a significare che la datazione 3000 a.C. data assegnata al sito di Bet Yerah corrisponde già all’età del Bronzo (datazione locale). L’interpretazione che gli archeologi hanno dato è singolare il sito costituiva un punto o luogo di riferimento, attraverso il quale si poteva segnare il possesso e l’autorità sullo sfruttamento delle risorse naturali da parte di una popolazione locale. Si presenta così ancora una volta un sistema geodetico attraverso il quale si usano elementi geofisici, come indicatori di confini. In Italia abbiamo l’esempio della valle del Fiora e di altri fiumi circostanti, insieme a catene montuose e collinari e antichi vulcani spenti. Secondo l’archeologo Watchel, la grande struttura poteva avere anche una funzione simbolica; essendo essa a forma di mezzaluna, poteva essere annessa al dio Sin, una divinità lunare di origine Mesopotamica. Il gigantesco monumento in pietra arenaria ha un volume di 14 m cubi ed una lunghezza di circa 150 mt. Nel corso degli scavi sono rinvenute diverse ceramiche di manufatto non molto diverse da quelle che noi riconosciamo con il nome di “vasi campaniformi” e che danno una datazione del 3050-2650 a.C. Non lontano dal monumento a forma di mezzaluna, sono presenti altre strutture in pietra di grandi dimensioni conosciuta con il nome di Rujum el Hiri.
ceramica dagli scavi di Bet Yerah del 2014
ceramica rinaldoniana da Zepponami VT
Sito di Bet yerah visto dall’alto
Sito a mezzaluna Bet Yerah
Rujum el Hiri è conosciuta anche come Gilgal Refaim (ruota dei giganti) ed un altro sito archeologico in Israele. Si tratta di un monumento Megalitico caratterizzo da tanti cerchi circocentrici in pietra Basalto; al centro c’è un tumulo alto 4,5 mt. Età di costruzione è tra il 3000 a.C. – 2750 a.c. (Età locale del bronzo). La posizione è determinante dalla vicinanza di entrambi i siti, con il mare di Galilea ed il fiume Giordano.
Anche in questo caso notiamo l’importanza della vicinanza del sito con un corso d’acqua; come riscontrabile con i siti rinaldoniani in Italia.
Alcuni archeologi tra il 2007 ed il 2013 trovarono nelle vicinanze delle importanti sepolture le cui caratteristiche erano quelle di avere caverne ampie divise in camere. All’interno di esse sono stati trovati degli scheletri le cui dimensioni erano elevate, essi misuravano circa 2,60 mt. Stessa situazione la riscontriamo nell’Anatolia, cioè nella Turchia orientale. Gran parte del territorio orientale è caratterizzato dalla presenza di megaliti, le cui caratteristiche sono identiche alle precedenti e dove la posizione si dirige verso i solstizi.
Gobekli Tepe in Turchia
Proprio in Turchia a Gabekli Tepe vi è il più antico osservatorio astronomico; scoperto nel 1958 ad oggi risulta il più antico insediamento umano con datazioni diverse. Il sito infatti presenta una dinamica cronologica al quanto interessante: dallo strato più profondo che risale al 7000 a.C. fino all’ultimo del 5700 a.C. Il complesso megalitico è posizionato a Nord-Est nella provincia di Konya, al confine con la Siria. Il centro fu abitato in età neolitica e presenta tutte le caratteristiche che abbiamo riscontrato nei siti precedenti e cioè nei grandi megaliti situati in Israele ma anche nell’Italia centrale.