APPROFONDIMENTI

LA GEOGRAFIA SACRA NEL MONDO ROMANO

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Jean Richer

Jean Richer ha pubblicato una serie di importanti lavori sul contenuto simbolico delle opere letterarie di A. Rimbrand, G. de Nerval e Shakespeare. Ha ricevuto premi e onorificenze dell’Académie Française per i suoi studi sulla “geografia sacra”: la geografia sacra del mondo greco, la geografia sacra del mondo romano; Iconologia e tradizione; Delfi, Delo e Cuma.

Testo estratto da:

Geografia sacra del mondo romano (Guy Trédaniel editeur 1985)

CAPITOLO I

LE DODECAPOLI ETRUSCHE

Due dodecapoli etrusche (da J.Richer, op.cit.)

Tutti gli autori che hanno scritto sugli Etruschi indicano l’esistenza di tre  (o quattro) dodecapoli: un certo numero di loro danno liste di importanti città, tutti deplorano che sia impossibile ricostruire in maniera dettagliata tali insiemi. La dodecapoli-madre, quella la cui esistenza sembra la meglio attestata e che fu la più longeva, è quella dell’Etruria, corrispondente all’attuale toscana e al nord del Lazio, compresa Roma. A partire dalla fine del sesto secolo sono esistite, contemporaneamente, altre due dodecapoli, quella della Campania, avente per centro Capua, rivale di Cuma, e quella della regione circumpadana, il cui omphalos era a Mantova (1).

La disfatta marittima di Cuma, nel 474, segna l’inizio del declino della potenza etrusca. Dal 423, gli Etruschi saranno cacciati da Capua. In primo luogo studieremo la dodecapoli più importante per i nostri propositi, quella avente per centro il Fanum Voltumnae a nord di Roma, sulla riva sud-est del lago di Bolsena. Anzitutto è necessario togliere una sorta di ipoteca che pesa inutilmente su questa ricerca, a causa di una confusione di cui Bouclé-Leclercq sembra essere stato il principale responsabile. Gli etruscologi, in effetti, hanno la tendenza a confondere tra loro due cose molto diverse: la prima è il sistema dell’aruspicina etrusca, dove si tratta dell’universo terrestre (concepito come templum delimitato da un quadrato o un rettangolo) diviso in sedici regioni, incluso un sistema di proiezione delle costellazioni; la seconda è la proiezione dello zodiaco, come in Grecia, che corrisponde a un cerchio avente per centro una città o piuttosto un santuario, diviso secondo i dodici segni in proiezione terrestre.

  1. Simboli  zodiacali etruschi

    Frammento di soffitto di un tempio etrusco con simboli zodiacali, Palazzo Vitelleschi, Museo di Tarquinia

E’ sufficiente esaminare gli affreschi delle tombe etrusche, per esempio quelle di Tarquinia, per constatare che il simbolismo zodiacale utilizzato dai “Tirreni” era identico a quello dei Greci. Vi si osserva, per esempio, il raddoppiamento dei simboli che consiste, per descrivere un asse zodiacale, nel disporre l’uno di faccia all’altro sia degli animali simili (due sfingi affrontate rappresentano l’asse degli equinozi), sia due animali di carattere complementare (una leonessa e una pantera femmina, una davanti  a l’altra, raffigurano l’asse dei solstizi (p.es. nella tomba delle leonesse a Tarquinia). La scultura etrusca ha fornito un grande numero di raffigurazioni di mostri e di animali, cha hanno quasi tutti un significato zodiacale: sfingi, sirene, leoni, cavalli alati, ippopotami etc….

Un altro interessante esempio ci è dato da un frammento di soffitto in “nenfro” (tufo vulcanico) che, si dice, sarebbe appartenuto ad una tomba e che si può vedere a Tarquinia nel cortile del palazzo Vitelleschi, dove si trova anche il museo archeologico (vedi fig. 2). Tutti i simboli che vi compaiono corrispondono a segni zodiacali o meglio all’asse degli equinozi e dei solstizi, si è chiaramente in presenza di un sistema identico a quello dell’antica Grecia.

Proponiamo la seguente lettura dei rilievi scultorei:

Centauro(Sagittario)Eracle e Caco(Gemelli) Leone(Leone e solstizio) Capra(Capricorno)
Orione(Scorpione, GSmg, p. 122-123) Centauro(Sagittario)
Drago                    Due Sfingi              Cavaliere                       Drago                     Uomo(Capricorno)          (equinozio)             (Gemelli)                  (Capricorno)               (Acquario)

Deve dunque mancare un riquadro dove figurerebbero in particolare:

Ariete                                             Civetta (Vergine)

Toro                                               Granchio (Cancro)

Il solo soggetto atipico, Eracle e Caco, si riferisce a un mito italico. (2)

Un altro frammento di soffitto a cassettoni, ma appartenuto ad un altro insieme, si può vedere nel cortile del museo, affianco di quello che abbiamo riprodotto.

Nota del redattore

1-      Non è da escludere che le dodecapoli Campana e Padana siano anteriori all’epoca indicata da Richer. Sembra che l’ombelico (omphalos) della dodecapoli padana sia stata Felsina (dedicata a Veltha) – Mantova, dedicata all’infera Manta, ebbe carattere di connessione con il mondo “lunare” e tellurico – Felsina, l’odierna Bologna, fu invece fondata nel segno del solare Veltha.

2-       Nel mito di età etrusca, Ercole, con un colpo del suo bastone, fa sgorgare l’acqua da cui nasce il lago di Vico, sui monti Cimini, sopra Viterbo. Poi, l’eroe ellenico, avrebbe ucciso il “gigante” Caco. Nel mito si allude all’arrivo di “popoli del mare” (“Pelasgi”) nel centro Italia durante l’età del bronzo.

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