IL TERRITORIO DELLA MEDIA VALLE DEL FIORA
Il territorio della media valle del Fiora, compreso tra la bassa Toscana e l’alto Lazio, è delimitato a Occidente dal corso del fiume Fiora (l’antico Armine o Armenta), a Oriente dalle colline del sistema vulcanico volsiniese, a mezzogiorno dalla Selva del Lamone e dalle propaggini dei monti di Vulci. L’intero territorio della media valle del Fiora, circa 50mila anni fa, fu coperto da un spessore di tufo formato dalle eruzioni del vulcano di Latera, del sistema vulcanico Volsinio. Le ceneri depositate dal vulcano, nel raffreddarsi, originarono una grande pianura che, vista dall’alto delle montagne dell’Elmo, appare uniforme. Percorrendola si scopre che il pianoro è solcato da una fitta rete di torrenti più o meno grandi, gli uni affluenti degli altri che scorrono nella profondità dei canaloni e riversano le acque nel fiume principale, il Fiora. Il fiume, dal paese di Santa Fiora, dove sgorga dalle profondità del monte Amiata, antico vulcano, dopo alcuni chilometri di percorso su terreno di roccia calcarea, raggiunge la valle scorrendo alla destra del masso tufaceo, che separa dal territorio tipico della Maremma collinare, di più antica formazione geologica. In prossimità del ponte sul Fiora della strada Maremmana, il fiume trovò una frattura nel masso che percorse lasciando alla sua destra un promontorio tufaceo, sul quale si insediarono comunità umane e vi nacque l’antica città Le Sparne della quale non è conosciuto con certezza il nome etrusco. La confluenza tra due o tre torrenti originò dei rilievi, emergenti dalle profondità delle fratture che li circondano, aperti spesso da un solo lato, difesi nei restanti lati da rive scoscese e profonde.
Nel 1929, del territorio dei tufi della media valle del fiume Fiora, Ranuccio Bianchi Bandinelli scrisse: “… Ma il sentimento più avvincente che prova chi percorra questo territorio, è quello della vita antica, che si manifesta come elemento nostalgico nei ruderi e nei frammenti superstiti. Lungi dall’abitato, i valloni che si aprono nel pianoro, sembrano mai tocchi da piede umano; le balze di tufo appaiono, inaccessibili, precluderne il passo: avvicinandosi, si scoprono cento vie di accesso incavate in trincea profonda dal logorio del transito secolare, oscurate in alto dalla vegetazione dei cespugli, sì da formare a volte lunghi e tortuosi corridoi coperti. In ogni punto della roccia, ove il passaggio si presenta più difficile, inattesi al piede, scalini incisi e incavi alla mano: ovunque, su questa terra fedele, la presenza secolare dell’uomo; anche se l’uomo resta oggi invisibile. La suggestione che in questo ambiente assumono le vestigia antiche è enorme quando, in una solitaria perlustrazione d’un vallone, si scoprono d’un tratto, allineate nel silenzio della parete di tufo, le tombe rupestri, intagliate in serie sulla roccia, a forma di edicola, a forma di dado, ermetiche con le loro finte porte; o, aperte in alto di inaccessibili pareti, le cavità dei vuoti sepolcri a camera e dei colombari.”
Sulla storia delle comunità che hanno abitato la media valle del Fiora è stato scritto molto da storici locali, primo tra i quali Gaspero Ciacci al cui libro sugli Aldobrandeschi tutti hanno direttamente o indirettamente attinto. Nessuno degli storici ha però focalizzato l’attenzione sul fatto che il territorio della media valle del Fiora ha un carattere unitario e che per questo, per le sue caratteristiche orografiche e idrografiche e la sua posizione geografica ha ospitato tutte le culture e le civiltà italiche che si sono succedute, ciascuna delle quali ha lasciato le proprie tracce, solo in parte identificate ma non sufficientemente indagate. L’orografia, l’idrografia e la natura tufacea della roccia, facilmente modellabile, coperta, negli avvallamenti del masso da terreni idonei all’agricoltura e all’allevamento, facilitò l’insediamento di comunità umane. Sul alcuni dei rilievi (come isole) formati dalla confluenza dei due o tre corsi d’acqua, intorno al 1200/1100 a.C., si riunirono le piccole comunità presenti sul territorio circostante per progredire e svilupparsi, fino a diventare villaggi organizzati come vere e proprie proto-città o “città d’altura” che saranno successivamente città etrusche, poi romane, medievali e, infine, paesi moderni.
Le tracce lasciate dalle diverse culture che hanno abitato il territorio si sono sedimentate e sovrapposte e sono quasi visibili ad occhio esperto intorno a Sovana, una delle più antiche città etrusche, oggi piccolo villaggio abitato da un centinaio di persone.