IL LAGO DI BOLSENA E GLI INCANTESIMI
Riguardo al sacrario nazionale dei popoli etruschi, il tempio della Fortuna etrusca (Fanum Voltumnae) di Bolsena, va chiarito che, se la sacralità del lago risale a epoca pre-etrusca (1), allora sono da trovare quelle stratificazioni delle diverse culture che, nei secoli, si sono lì sovrapposte e integrate, fino a prendere forma finale nel culto della grande dea etrusca, Voltumna. Senza tralasciare quelle stratificazioni di età cristiana e rinascimentale.
Dal culto etrusco, ancora celebrato nel quarto secolo dopo Cristo, un percorso storico a ritroso conduce a divinità più antiche, anteriori forse di tre millenni; ma, nonostante il lungo periodo intercorso, si è sempre mantenuto un medesimo modello culturale, pur nelle diverse religioni e culture succedutesi. Motivo ne è il territorio stesso del lago di Bolsena, con le sue specificità ambientali, telluriche, sismiche e vulcanico-effusive. Il culto del bacino lacustre nacque proprio per queste speciali caratteristiche geofisiche che, in epoche e civiltà diverse, sono state il ricorrente motivo di fondo della sacralità del lago e del suo territorio. Nel culto del lago sacro è dunque possibile rintracciare motivi di continuità, storica e culturale, sviluppatisi a partire dall’età del rame (quarto millennio a.C.).
Una prima serie di elementi di continuità: fertilità del suolo, abbondanza di materie prime, difendibilità del cratere lacustre, ricchezza di flora e di fauna, acque sorgive e termali, equilibrio climatico. Una seconda serie di elementi di continuità che hanno caratterizzato il lago sacro, nei millenni: territorio vulcanico e sismico, culti ctoni e della fertilità, culto delle acque, metallurgia.
Altro importante elemento di continuità è nella ininterrotta frequentazione dei siti sacri, fino in età medioevale e cristiana. Ne sono prova i reperti archeologici rinvenuti in loco, ma anche la rete, o griglia, di allineamenti tra siti sacri dove, su uno stesso allineamento, si trovano siti dell’età del rame, templi etruschi, pievi romaniche ed edifici rinascimentali.
I quattro ‘incantesimi’ protettivi, citati nel titolo di questi scritto, possono anche essere considerati quali riti di fondazione e di rifondazioni dell’area di Bolsena.
Il “problema” pratico era di natura ambientale: la sismicità dell’area e i residui fenomeni vulcanici.
Il primo ‘incantesimo’ fu probabilmente un vero atto fondativo, in età ‘rinaldoniana’ (terzo millennio a.C. ?), consistente nella frequentazione, per fini funzionali e di culto, di quattro sorgenti termali, situate sulle quattro rive del lago. Solchi, canalizzazioni e ‘coppelle’ furono scavati nei pressi delle quattro sorgenti termali, per convogliare e utilizzare l’acqua. Sopra le quattro sorgenti, in un secondo tempo, furono eretti quattro ciclopici tumuli, chiamati localmente “aiole”.
Le “aiole” furono il primo ‘incantesimo’ di protezione, mirato a contenere e mitigare il potere delle locali forze telluriche, gli dèi ctoni che, oltre ad arrecare fertilità e benessere, erano anche patroni di terremoti ed altri spaventosi fenomeni di natura vulcanica. Fenomeni che incutevano un ‘sacro’ terrore.
Il secondo “incantesimo” fu la costruzione di templi, pozzi, cunicoli e ipogei, in età etrusca, eretti intenzionalmente su coni vulcanici non ancora del tutto inattivi (monte Landro, Turona) .
La storia mitizzata di questo secondo ‘incantesimo’ è narrata nella leggenda del mostro Volta, riportata da Plinio e altri autori latini; i templi sui coni vulcanici sarebbero stati eretti dal lucumone di Chiusi, Porsenna, dunque nel sesto secolo a.C.
Il terzo ‘incantesimo’ fu realizzato durante la cristianizzazione del territorio di Bolsena, quando vennero assegnati, quali santi patroni dei paesi del lago, santi “uccisori di draghi” (S. Giorgio, S. Margherita, S. Michele ecc.) e santi che avevano potere su serpenti e draghi (S. Cristina, S. Margherita, S. Marta ecc.).
E’ palese che i vari draghi e rettili dell’agiografia cristiana non erano altro che quel culto pagano e ctonio degli dèi inferi, sul quale il crescente Cristianesimo si stava sovrapponendo. Demonizzando il mondo infero, come poi è avvenuto.
Il quarto ‘incantesimo’ venne eseguito in età rinascimentale ed ebbe termine nel Settecento, con l’edificazione della piazza ottagonale di S. Lorenzo Nuovo (Vt). Si completava così la serie, iniziata nel Cinquecento dall’architetto Antonio da Sangallo, di cinque strutture architettoniche a pianta ottagonale. Le strutture risultano allineate sull’asse nord-sud, lungo una linea retta che tocca: S. Lorenzo Nuovo, l’isola Bisentina (monte Tabor) e Capodimonte. Un allineamento di cinque ottagoni che, secondo la magia ‘talismanica’ di Pico della Mirandola, serviva ad attivare il potere mitigatore del pianeta Venere sulle forze sotterranee e pericolose del cratere di Bolsena.
Sono tutte fantasie?
Per avere una risposta è sufficiente andare a vedere gli scritti di Alessandro Fioravanti e a informarsi sui siti della quattro “aiole”, visitare i templi etruschi di Turona e del monte Landro, le chiese locali con i loro santi patroni e, con la carta geografica o militare, verificare l’incredibile allineamento delle cinque strutture ottagonali.
Tutto ciò dovrebbe far riflettere, e non poco, sull’autentica relazione che vi fu nelle civiltà antiche tra comunità umane e ambiente che, nel presente caso, interessa il più grande lago vulcanico di tutta Europa.
1) Vedi “ La Dea di Bolsena”, Effigi, 2014, autori vari.
Schema dei quattro incantesimi
1) Sorgenti termali calde e tumuli ciclopici (“aiole”) |
età del rame età del bronzo |
Rinaldoniani Umbri e Pelasgi |
2) Templi su faglie telluriche dove scorrono acque vulcaniche | età del ferro, X-IV sec. a.C. | Etruschi |
3) Santi patroni “uccisori di draghi” | IV – V secolo d.C. | Cristianizzazione |
4) Cinque strutture architettoniche a pianta ottogonale, allineate da nord a sud del lago di Bolsena | XVI – XVIII sec. d.C. | Accademie ermetiche rinascimentali (A. da Sangallo et alii), Logge Massoniche? |
Toro: riva di Tarquinia; Rosa: riva di Volsinii (Velzna); Drago: riva di influenza umbra (Chiusi); Sirena: riva di Vulci.
Quattro tumuli: corrispondono alle quattro “aiole” oggi sommerse.
Linea retta: attraversa cinque strutture ottagonali sull’asse nord-sud.
Le strutture ottagonali attraversate dalla linea retta sull’asse nord-sud
La quinta struttura ottagonale, di cui manca l’immagine, è l’oratorio di Monte Oliveto sull’isola Bisentina.