APPROFONDIMENTI, FANUM VOLTUMNAE

MONTE LANDRO

Il monte Landro visto dalla via Cassia

IL TEMPIO ETRUSCO DI MONTE LANDRO

Tre anni or sono fu scoperto un importante tempio etrusco, sopra un’altura del cratere vulcanico di Bolsena, il monte Landro. Già da ricognizioni di superficie, nel sito erano stati rinvenuti frammenti ceramici etruschi e pre-etruschi.

Quale era in origine la funzione del tempio sul monte Landro?

In epoca etrusca la sommità del monte si estendeva come un’ampia terrazza da cui vedere tutto il lago, da nord a sud, le isole Martana e Bisentina, comprese le falde boschive di tutta la conca vulcanica. Un panorama completo del cratere e del lago, fonte di vita, fecondità e sacralità, già nella preistoria. Se si pensa a un favoloso tempio, sovrastante uno spettacolare scenario d’acque, allora quello era il tempio del monte Landro. Per raggiungere l’area sacra del tempio, dal vicino paese di San Lorenzo Nuovo, vi si accedeva dall’esterno del cratere, passando per il Lagaccione, piccolo e suggestivo lago, prosciugato in età medievale, dove ancora affiorano resti di offerte votive di un antico culto delle acque. Il paesaggio, intorno al tempio, protetto da un folto bosco di querce è più che scenografico e parla della speciale arte e maestria, posseduta dagli Etruschi, nello scegliere i luoghi sacri e nel percepirne le qualità. Due laghi, il Lagaccione e Bolsena, uno piccolo, l’altro è il più grande lago vulcanico d’Europa. Dal tempio del Landro si gode di una vista a 360° sull’enorme distesa d’acqua di Bolsena, specchio riflettente fasci e raggi luminosi, giochi di sole e luna, incantatori del lago, come raccontano i vecchi volsiniesi nelle tradizionali leggende diffuse oralmente. (1)

Urna etrusca raffigurante la leggenda del “mostro” Volta, l’energia tellurica del vulcano, che fuoriesce da un pozzo e viene domato da Porsenna che solleva la patera rituale.

Il tempio etrusco del monte Landro ha tutte le qualità ambientali per essere stato un importante fanum, “luogo dove vive una divinità”. Un tempio d’altura, allineato e orientato con altri siti analoghi lungo tutto il cratere e anche oltre. (2)

Il tempio di Voltumna, dea delle acque, oltre che del fato, doveva però trovarsi vicino al lago, forse là dove la vetusta tradizione lo ha sempre posto, a porta Fiorentina, in Bolsena. Sul Landro è certo fosse venerata una divinità ctonia, similmente al tempio di Turona, ovvero quel “Uoltam” della leggenda Volsiniese, chiamato da Plinio il “mostro Volta”, il cui nome è omologo a quello della dea Voltumna. Naturalmente è Plinio che lo definisce “monstrum”, ma per gli Etruschi era un dio infero, pericoloso, ma sempre un dio. Erano passati molti secoli dai tempi di Porsenna e del mostro Volta e, quando scriveva, il romano Plinio riportava una mitica storia di cui lui stesso non conosceva il vero significato.

Uoltam, Volta, Voltumna, Volsinii hanno tutte la stessa radice etimologica e sono tutti termini latinizzati, non etruschi, dato che nell’alfabeto etrusco manca la vocale “o”.

Vasca nel tempio del monte Landro con un foro centrale dal quale fuoriuscivano le esalazioni vulcaniche corrispondenti a quel “mostro” Volta (Uoltam) citato da Plinio e altri.

E’ però verosimile che il significato della radice VOLT- sia lo stesso per Uoltam, Volta, Voltumna e Volsinii e che tutti questi termini derivino da una radice etrusca UL- o UR-.

In etrusco abbiamo VELTH- VERTH- VELZ- VELS- che corrispondono però al dio solare, Veltha (vedi: Liber Linteus), mentre per la sua dea e consorte, Voltumna, il nome dovrebbe derivare da un più antico URSIA, URTHIA, (NORZIA), ORTHA, forme attestate nell’epigrafia di Bolsena e del lago. L’originaria radice etimologica è quindi UR- alternata a UL-, che diversi orientamenti linguistici connettono all’elemento acqua. Nel caso di Norzia-Voltumna è più che appropriata la presenza dell’elemento liquido e vitale, esaltato dal vasto lago sacro, specchio consacrato e ombelico delle dodici regioni.

Il monte Landro non è coronato da un isolato tempio d’altura. Il recinto sacro, sulla sommità del monte, può contenere altri templi, di sicuro non mancano segni di frequentazione etrusca su tutto il monte. Il tempio scoperto tre anni fa è solo parte di un’area sacra molto più estesa, che si estende sino al Lagaccione da dove, dopo un breve tratto, si è sulla Cassia, ovvero sulla via Francigena. Provenendo da Acquapendente, la via del pellegrinaggio entra nel cratere di Bolsena a San Lorenzo Nuovo, passa vicino al tempio etrusco della Madonna di Torano e prosegue sempre nei pressi di templi etruschi: S. Giovanni in Val di Lago, monte Landro, Pomele, Rentica, poggio Torrone, poggio Casetta, porta Fiorentina (tempio di Nortia), poggio Pesce, Bolsena castello, Pozzarello, Pietre Lanciate, Turona, Montefiascone (un tempio in alto, non a valle). Sono sedici templi e altri sono dimenticati nelle macchie e sulle rupi intorno al lago, territorio ancora poco rilevato e la recente scoperta del tempio sul monte Landro lascia percepire quanto ancora resti da portare alla luce su Bolsena etrusca, l’originaria Velzna, poi divenuta Volsinii, provincia romana.

Gli archeologi che da anni operano a Orvieto, hanno più volte sottolineato l’alto numero di templi etruschi rinvenuti sulla rupe orvietana, a riprova della sacralità del sito che, secondo loro, fu la sede del sacrario nazionale etrusco, il Fanum Voltumnae; quindi, per loro, Orvieto fu l’etrusca Velzna e non Bolsena, fondata come colonia romana.

L’alto numero di templi etruschi ad Orvieto è certamente segno di un sito sacro di grande rilievo, ma lo stesso non può dirsi del territorio circostante dove, per trovare altri importanti centri etruschi, bisogna dirigersi forzatamente verso il lago di Bolsena. E’ qui infatti che si riscontra un’alta concentrazione di templi e santuari etruschi, non su un’isolata rupe, come a Orvieto, ma allineati lungo un’antica via di pellegrinaggio, conducente al Fanum Voltumnae di Bolsena e poi, con la cristianizzazione, divenuta la via del pellegrinaggio della Francigena.

Note

(1)   Vedi Quirino Galli, Miti e leggende intorno al lago di Bolsena, Viterbo 1994.

(2)   Sugli allineamenti tra luoghi sacri vedi G.Feo e L. Torlai, “La terra e il cielo degli Etruschi”, Venexia 2013.