IMBROGLI IMPERIALI
Antiche radici dell’attuale crisi culturale: la distorsione della storia etrusco-romana.
Uno tra i più celebri scrittori che ha maggiormente contribuito allo studio e alla divulgazione della storia etrusca, il tedesco Werner Keller, così ha scritto nella prefazione della sua opera più nota: “Non esiste un popolo europeo così maltrattato quanto gli Etruschi, non c’è una civiltà la cui eredità è stata così sistematicamente distrutta.” (La civiltà etrusca, 1970)
Queste parole sono vere, ancor più oggi.
Perché?
Bisogna anzitutto considerare tre ragioni: primo, l’antagonismo acerrimo della cultura romana che, dopo la conquista dell’Etruria, oscurò completamente il passato etrusco; secondo, le persecuzioni attivate dalla chiesa cristiana, poiché quella etrusca era la religione “rivale”, il vero nemico “pagano”; terzo, l’approccio rigido degli storici e archeologi italiani, , condizionati ideologicamente da nazionalismo reazionario o da materialismo storico. Per cui, da una parte tutto è ‘romano’ o al massimo “italico”, dall’altra incombe un giudizio decisamente negativo e riduttivo verso gli Etruschi, visti solo come popolo superstizioso, primitivo, decadente e altri pregiudizi del genere.
Le conseguenze di tutto ciò sono che nessuno, o pochi, conoscono la vera storia e religione degli Etruschi, mentre continua l’acritica esaltazione della “grandezza” dell’impero romano.
Noi non siamo per gli Etruschi e contro i Romani. Perché ambedue, in origine, discendevano dal ceppo tirrenico-etrusco: erano “fratelli”, questa è una delle dimenticate verità celate nella leggenda dei “gemelli” in lotta tra loro. Una sanguinosa guerra civile, durata più di due secoli, distrusse il mondo etrusco, dando nascita alla crescita imperialistica della “città eterna”. Una storia di sangue, versato per lunghe epoche in tutta Europa, Asia, Nord Africa, continuata nella espansione coloniale degli Europei in età rinascimentale, che coincise con una seconda età “classica”, ispirata a Roma e Atene.
Naturalmente, le guerre sono una fatalità. Tutti sembrano pronti a rispondere al richiamo alle armi per la propria patria. Come tutti sembrano pronti a versare lacrime ai funerali degli eroi. E allora? Osservando alcune recenti scoperte archeologiche nella regione del lago di Bolsena, si possono in parte comprendere alcuni “misteri”, compresi i motivi dell’attuale “crisi” italiana, di natura culturale e solo in second’ordine economica.
Due anni fa (2011), sopra un’altura che si affaccia sul lago di Bolsena, fu scoperto da archeologi della Soprintendenza un tempio etrusco di età arcaica (VII-VI secolo a.C.).
Forse è il più grande tempio etrusco mai trovato, senz’altro uno dei più significativi.
Dal sito, il monte Landro, si gode di una spettacolare veduta sul lago sottostante, il secondo lago vulcanico del mondo, per ampiezza, dopo l’andino Titicaca.
Dagli scavi sono venuti alla luce parti di colonne, ceramica, statue, antefisse, tegole dipinte a molti colori e altre preziose testimonianze. La scoperta conferma l’importanza storica dell’area di Bolsena dove, secondo antiche tradizioni, si trovava il Fanum Voltumnae, il tempio nazionale della dea Voltumna (Fortuna), la principale divinità etrusca.
Ma …… gli scavi archeologici del tempio sono durati solo poche settimane. Lo stesso si è ripetuto nel corso del 2012, concretizzandosi l’evidenza che la Soprintendenza non riesce a portare avanti il lavoro intrapreso e a proteggere il sito, che resta del tutto abbandonato per quasi un anno intero, alla mercé dei predatori e altri malintenzionati. E naturalmente, oltre alla tutela del sito, viene anche meno la sua valorizzazione.
La scoperta del tempio sul monte Landro ha prodotto un problema non secondario: il mondo accademico italiano ha sempre ritenuto che il tempio della dea Voltumna, ombelico sacro della nazione etrusca non fosse a Bolsena, ma nei pressi della città di Orvieto. Così, ora, la scoperta del tempio sul monte Landro, potrebbe provare con forte evidenza qualcosa che contraddice la teoria “orvietana” sostenuta dagli archeologi. Di conseguenza, vediamo come una spettacolare scoperta, viene considerata con sufficienza e sottovalutata, semplicemente perché non è in linea con il pensiero accademico dei cosiddetti “esperti”.
Come un ritornello si sente che “non ci sono i soldi per gli scavi e il restauro del tempio di Bolsena”. Ma, gruppi di volontari, già utilizzati in passato, amerebbero con entusiasmo lavorare anche gratis al recupero del tempio. Ma viene detto che ciò è impossibile. Perché? Infatti potrebbe essere un modo per creare nuovi posti di lavoro per i tanti giovani disoccupati; ma anche per aprire un nuovo museo dove ospitare i reperti venuti alla luce; potrebbe essere un modo per promuovere economia, cultura, turismo e proteggere i beni del territorio. Perché questo non viene fatto? Forse esiste una non-detta intenzione per un controllo monopolistico su monumenti e cultura? Forse la “grandezza” (imperiale) di Roma deve essere ad ogni costo la prima a ricevere onori e cure?
Forse c’è chi pensa che la “vera” storia di Roma non è così interessante: ovvero la storia dei “gemelli” e del conseguente omicidio, da cui uscì un solo vincitore. L’altro chiede ancora di essere riscattato e che venga raccontata la sua verità: prima dell’impero, prosperò una confederazione di popoli, gli Etruschi, che per secoli vissero come una società pacifica dedita al culto e alla cultura. Dopo di loro, l’impero e le guerre di conquista.
Oggi, quello che si impose, il “vincitore”, ha ormai terminato il suo lungo ciclo di interminabili guerre e conquiste. La sua idea di grandezza imperiale suona stonata e retorica.
Un’altra idea si è diffusa. E’ l’idea che il “gemello” sconfitto vada rivalutato, e con lui il sistema di sacre e inviolabili alleanze che avevano unito la confederazione dei dodici popoli etruschi.
E’questo un modo di uscire dalla crisi ed entrare in un futuro possibile, in una nuova visione del passato dove, quelli che sono stati i “vincitori”, ora debbono lasciare lo spazio ai perdenti, gli esclusi, i sottostimati.
E’ quello che si sta lentamente affacciando nella società occidentale?
Riflettiamo sugli eventi dell’ultimo secolo. Studiosi come Marija Gimbutas scrivono che le indagini archeologiche raccontano dell’esistenza nell’Europa Occidentale di una società matriarcale e matrifocale, prima che una diversa civiltà patriarcale, proveniente dall’Europa Orientale, migrasse, a partire dal quinto millennio, verso Occidente modificando, dove giunse, quella esistente, che assunse caratteri patriarcali. A questa nuova società forse appartengono i “vincitori” (quindi, i Romani) ed i vinti potrebbero essere gli Etruschi che non subirono l’influenza dei nuovi arrivati. Essi, come scrive la Gimbutas, mantennero i caratteri della tipica società matrilineare e matrifocale. La donna etrusca, a differenza della donna dei Romani, mantenne nella società un posto di parità se non di superiorità sull’uomo, comunque di grande libertà nei comportamenti e nei costumi.
Nella società occidentale dell’ultimo secolo, la donna è andata via via assumendo un ruolo sociale sempre maggiore. E questo fenomeno non sta rallentando anzi, sembra sempre più avanzare.
E’ forse questo il riscatto dei “perdenti” di allora? La società occidentale sta vivendo una profonda crisi, avvertita dai più come crisi economica e come tale combattuta, ma che nella realtà ha forse soprattutto natura culturale. Il superamento della crisi potrebbe essere legato al riscatto dei perdenti, cioè al raggiungimento da parte della donna e dei valori femminili di quel posto nella società già riconosciuto nella civiltà etrusca.