ALTRI LIBRI, FEO GIOVANNI

GIOVANNI FEO – pubblicazioni

  Nella lotta alla stregoneria di medievale memoria, ciò che venne reputato “diabolico” non fu altro che la riemersione di antiche tradizioni etrusche, vive nello spirito e nelle pratiche del popolo delle campagne. Nell’isolamento di regioni boschive e montane, il culto di una Grande Dea della terra aveva trovato dove conservarsi ad essere tramandato.
 
  La “cultura di Rinaldone” è oggi a conoscenza solo di pochi specialisti e archeologi. Eppure furono i Rinaldoniani i primi civilizzatori del nostro Paese.
Un seme di civiltà che dette inizio a un lungo processo formativo sfociato nella civiltà etrusca, ultima erede dei Rinaldoniani. La loro storia è rimasta scritta sugli enigmatici megaliti tagliati e modellati per fini astronomici e di culto. Per le loro capacità e conoscenze furono chiamati “Giganti”, forse anche in relazione a una statura fisica eccezionale, oltre i DUE metri di altezza. Informazioni, dedotte da recenti indagini archeologiche e mitografiche, su questa dimenticata “civiltà delle origini” consentono una nuova visione delle civiltà dell’italia antica le cui radici remote sono riscoperte e rivalutate sotto una luce diversa.Il DVD allegato racconta la scoperta del cerchio megalitico di Poggio Rota (Pitigliano – Grosseto), grazie anche alle testimonianze degli esperti che lo hanno studiato
  La storia che si insegna a scuola inizia con Roma. Ma già millenni prima l’Italia aveva conosciuto una prodigiosa civiltà dove il culto di una Grande Dea della Terra era stato perpetuato da una razza di “Giganti”. Le tracce di quella civiltà sono state negate e nascoste per secoli. Oggi, alla fine dell’era dei Pesci e dell’età del Ferro, in questo libro la Grande Dea e i Giganti tornano a vivere, accompagnati da genii, dèe, ninfe, sibille, satiri, maghi, sacerdotesse, e tutti gli altri eredi di antiche conoscenze segrete e arti ermetiche, custodi dei luoghi sacri della penisola dove ancora risuona la pulsazione creatrice della Madre Terra.
  Barbari, superstiziosi e licenziosi oppure raffinati, evoluti e con un profondo senso del sacro?L’autore rivisita gli etruschi con una puntigliosa ricerca “fuori dal coro” fornendo il ritratto di un popolo che fuse mirabilmente sacralità e scienza, e scopre antichi “misteri” ancora sepolti oppure trascurati dalla cultura e dall’archeologia ufficiali.
  Il territorio tosco-laziale – come testimoniano anche recenti scoperte archeologiche: circoli di pietre, megaliti orientati e allineati, templi rupestri e incisioni ampiamente descritti e fotografati nel libro – è stato frequentato con continuità dall’età preistorica fino agli Etruschi e oltre da popoli sensibili alle connessioni tra cielo, terra e altri elementi naturali. I segni che hanno lasciato nel tempo sono primitivi solo in senso cronologico, perché dietro alla loro semplicità si cela un complesso progetto di interventi su laghi, fiumi, monti e pietre, teso a costruire una vera e propria “geografia sacra”. Identiche tracce si riscontrano in Sardegna, a Malta, in Francia e in altri siti, non solo europei.
Riemergono così i miti della Grande Dea della terra e dei giganti, le leggende dei primi “popoli del mare”.
E si riscopre l’antica e universale concezione di un’energia primordiale creatrice e divina, il cui potere fu per millenni osservato e indagato, producendo pratiche magico-rituali e conoscenze di cui solo ora si intravvede la profondità.
Con una ricerca puntigliosa, insolita e pionieristica, l’autore cerca di svelare le simbologie e gli enigmi delle policrome figure etrusche, aprendo nuovi e sorprendenti panorami interpretativi. Riemerge così il senso arcano e non apparente dei simboli pittorici, che illuminano sugli aspetti del vivere comune, ma anche su quello che fu il tema centrale della cosmovisione etrusca: il mistero del ciclo vita-morte-rinascita.Gli affreschi di Tarquinia, cerveteri e vulci – preziosi capolavori realizzati da una scuola pittorica di cui si ignora praticamente tutto – non sono mai stati compresi in profondità, ma solo superficialmente elogiati. La loro struttura simbolica, propria delle arti sacre dell’antichità, è rimasta ignorata.
  La storia mai raccontata del popolo che ispirò la cultura classica e da cui nacque la vecchia religione italica, raccontata da due autori esperti di etruscologia e archeoastronomiaLe nuove scoperte nel campo dell’archeoastronomia hanno individuato una fitta rete di allineamenti stellari in territorio etrusco, a testimonianza di una ricchissima scienza sacra che celebrava le nozze tra terra e cielo, considerati una specchio dell’altro. I luoghi sacri di etruschi e pre-etruschi studiati dagli autori nel dettaglio rivelano una visione cosmologica incentrata sulla natura, ispiratrice di tradizioni magiche custodite da sibille, sacerdotesse e divinità connesse al culto della terra e degli astri. Dall’arte fulgurale all’agrimensura, la civiltà etrusca è stata la fondatrice di un sapere tramandatosi nella storia, di cui i siti archeologici raccontati per la prima volta in questo libro sono testimoni vivi.
  Da dove venivano gli etruschi, come vivevano, chi adoravano? Per svelarne il mistero, l’autore sceglie di ripercorrere i loro miti e le leggende che parlano di divinità, ninfe ed eroi. Egli ci mostra come questo enigmatico popolo considerava la vita: popolata da presenze magiche e invisibili. Il testo scorre parallelo a un accurato repertorio grafico di segni e simboli astrologici, cosmologici, religiosi. I disegni, tratti da originali etruschi, costituiscono il primo compendio ragionato dell’iconografia etrusca.